Piano banda larga in stallo: Renzi blocca il progetto da 4,6 miliardi

renzi blocca progetto rete italia studioweb22.comRenzi prende il controllo della situazione sul piano banda larga, attualmente bloccato per svariati motivi di tipo burocratico (e non solo). Si cerca una soluzione prima della pausa estiva

Entro il 2020 l’Italia dovrà avere un’infrastruttura di rete paragonabile a quella delle nazioni di riferimento d’Europa. È questo a grande linee l’obiettivo ultimo del piano banda larga, lo stesso che ci dovrebbe riconsegnare la dignità di una connessione ad internet in linea con le esigenze del web moderno. Ma anche lo stesso che è stato bloccato negli scorsi giorni da Renzi, che aveva già bocciato il decreto legge Comunicazioni (parte del piano nel suo complesso) il mese scorso.

Il motivo è perché a fronte di una spesa di 4,6 miliardi (dei complessivi 6,6) mancavano chiarezza sui tempi e modalità di attuazione. Elementi che mancano ancora, costringendo Renzi a prendere in mano la situazione a rivalutarla nel suo complesso insieme ad Antonella Manzione, capo dell’ufficio legislativo di Palazzo Chigi. Non cambia al momento nulla per le tasche degli italiani, visto che i soldi pubblici cominceranno ad essere spesi solo dalla primavera del 2016.

Le cause che hanno scatenato il blocco sono numerose: è difficile trovare gli accordi con gli operatori telefonici che hanno già investito sulla banda larga, e si aspetta anche il via libera da parte dell’UE, che deve ancora valutare la legittimità degli investimenti pubblici. Renzi ha il non di certo invidiabile compito di trovare il bandolo della matassa, probabilmente cercando soluzioni alternative. Ad esempio si potrebbero stanziare parte dei soldi in quelle località non ancora coperte dagli operatori telefonici.

Nel frattempo cresce il nervosismo degli operatori del settore, e crescono anche le ansie delle regioni, le quali hanno in mano 2 miliardi dei complessivi 6,6 necessari per portare a compimento il piano. Due miliardi che resteranno “sospesi” se la situazione non cambia, e che le regioni hanno già minacciato di essere pronte ad investirli per conto proprio se non ci saranno novità sul piano, e non tutti necessariamente per la banda ultralarga.

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