Quanti minorenni sanno che l’uso di WhatsApp non è ammesso a chi ha meno di 16 anni? E quanti osservano questa restrizione? Sono in pochi, pochissimi, secondo quanto riportato da un nuovo studio condotto da MEC in collaborazione con Skuola.net
Secondo un nuovo report pubblicato dal portale Skuola.net, sono in molti i minorenni che utilizzano WhatsApp, in barba alle direttive impartite dalla licenza d’uso dello stesso servizio. Il portale ha indagato in collaborazione con MEC su un campione di circa 1000 studenti dall’età compresa fra gli 11 fino ai 17 anni, scoprendo che un buon 70% utilizza quotidianamente il servizio di messaggistica per comunicare con altri utenti.
Si tratterebbe di una pratica non permessa né tollerata dalla società: accettando i termini di servizio, si legge sulla pagina relativa del sito ufficiale di WhatsApp, “affermi di avere 16 o più anni di età, di possedere il consenso da parte di genitore o tutore legale, e di essere pienamente in grado di accettare i termini, le condizioni, gli obblighi, le dichiarazioni e le garanzie definite in questi Termini di Servizio, e di attenersi a rispettare le presenti Condizioni”.
“In ogni caso, si dichiara di avere almeno 16 anni di età, poiché WhatsApp non è indicato per i ragazzi sotto i 16 anni”, continuano le direttive. “Se hai meno di 16 anni di età, non ti è permesso utilizzare WhatsApp”. Un vincolo, quest’ultimo, rispettato quanto conosciuto. Molti utenti installano le applicazioni senza leggere o preoccuparsi di eventuali vincoli o restrizioni legali, e tanto meno i genitori si preoccupano più di tanto perché i figli le rispettino.
Secondo il report, i minorenni preferiscono WhatsApp ai tanti servizi concorrenti per una serie di funzionalità specifiche, soprattutto perché permette loro di comunicare sia con singoli utenti che con gruppi di amici. Quest’ultima feature viene utilizzata dal 96% degli utenti minorenni, mentre il 12% ne ha almeno 10 salvati sul proprio client. 3 studenti su 5, inoltre, sono assolutamente convinti che WhatsApp sia il servizio più valido sul fronte della privacy.
È particolarmente apprezzato, in tal senso, il fatto che si possano bloccare eventuali contatti fastidiosi, oltre alle poche informazioni che il servizio chiede alla sua attivazione. In realtà WhatsApp non è il servizio più “sicuro” fra quelli in circolazione, né il più valido sul fronte delle feature, ma viene spesso scelto perché vanta un enorme bacino d’utenti. Chiunque (o quasi) abbia uno smartphone ne fa uso, dagli adulti ai bambini, e poco importa se l’accesso al servizio sia interdetto a questi ultimi.