Schmidt: i Google Glass non sono morti, si stanno preparando per il pubblico di massa

Google Glass Studioweb22.com

Dopo le prime incursioni della stampa contro gli occhiali smart di Mountain View, cerca di fare chiarezza Eric Schmidt

I Glass non sono stati un flop, è questo il messaggio che vuole diffondere il Presidente di Google. Rimane una tecnologia interessante per il gigante delle ricerche online, troppo importante per essere “rottamata”. Eric Schmidt ha specificato che il progetto è ancora vivo e vegeto durante un’intervista con il Wall Street Journal, smentendo tutte le illazioni fatte finora dalla stampa internazionale circa la morte degli occhiali di Big G.

I Google Glass nascevano nei primi mesi del 2013 all’interno di un programma di ricerca e sviluppo chiamato Explorer. La società proponeva l’hardware e il software necessari per lo sviluppo di applicazioni per la nuova piattaforma, con un’offerta rivolta esclusivamente a professionisti che avrebbero fatto, e dimostrato, un uso proficuo della nuova tecnologia.

Nel 2014 si espandevano ad un pubblico “consumer”, anche se non possiamo dire che si sia trattata di una diffusione in grandi volumi. Il pubblico ha man mano smesso di credere nella nuova tipologia di prodotto, mostrandosi sempre più freddo nei confronti della tecnologia dei wearable di Big G anche per un prezzo unitario al pubblico troppo elevato, pari a 1.500$.

Con un background non certo brillante, e proprio nel periodo meno felice per gli occhiali di Mountain View, Google annunciava la cessazione del programma Explorer, che molte pubblicazioni hanno inteso come la morte dei Google Glass. Sbagliandosi, almeno secondo quanto riferito da Eric Schmidt al Journal: “Si tratta di una piattaforma decisamente grande e fondamentale per Google”, ha detto il chairman della società.

“Abbiamo terminato il programma Explorer e la stampa ha associato la cosa alla chiusura dell’intero progetto, ma non è vero. Google è abituata a prendere rischi e non c’è niente nelle fasi attuali di sviluppo dei Glass che ci fa pensare di voler chiudere il progetto”. Del resto, lo stesso progetto è passato nelle mani di Tony Fadell proprio con l’obiettivo di rendere quello che è adesso un prodotto acerbo in qualcosa di pronto per essere masticato dalle masse.

I Glass sono un progetto a lungo termine, secondo le parole di Schmidt, proprio come gli sforzi che Big G sta compiendo nel settore automotive: “Sarebbe come dire che le auto a guida autonomia siano una delusione perché non ci portano a spasso in questo momento. Queste cose richiedono tempo”, ha continuato il Presidente di Google. Affermazioni che cozzano un po’ con quanto si diceva agli albori degli occhiali iper tecnologici.

Solo alcuni mesi fa si pensava che i Glass fossero in dirittura d’arrivo per il mercato di massa, con un rilascio al pubblico previsto nel 2014. Evidentemente il programma Explorer non ha portato i risultati sperati e, sebbene le ultime mosse strategiche di Google conducano tutte in questa strada, la società non lo ha mai ammesso esplicitamente. I Glass forse erano lo spiraglio per qualcosa di veramente innovativo nel settore mobile, ma non arriveranno di certo in un futuro così vicino. E adesso ne abbiamo la certezza.

Fadell ha il compito di rendere la tecnologia più economica e più fruibile per un pubblico il più eterogeneo possibile, aumentando drasticamente l’autonomia operativa e introducendo una tecnologia meno restrittiva per il display. Non da ultimo, dovrà pensare ad un prodotto bello e in grado di seguire i dettami stilistici della moda attuale, elemento che si è rivelato cruciale in tutto il settore dei wearable. L’arrivo sul mercato di massa è comunque solo ritardato, e a confermarlo è la segretezza con cui al momento procedono i lavori sui Google Glass.

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