La piattaforma del programmatore Gianluca De Bortoli permette di scegliere la lingua con cui navigare e prevede il tasto “Non mi piace”
– Le nuove generazioni, soprattutto al Nord, parlano sempre meno il dialetto. Un patrimonio linguistico ricchissimo che rischia di andare perduto man mano che scompaiono le fasce più anziane della popolazione, che ancora lo usano abitualmente. Quale mezzo migliore, nell’era digitale, di un social network per conservare e rilanciare le lingue locali? E’ ciò che ha pensato il programmatore friulano Gianluca De Bortoli, 43 anni, quando ha ideato Facecjoc, un social che riprende il nome del più famoso cugino ma che non potrebbe essere più diverso per quanto riguarda le funzioni e lo scopo.
Dal friulano al toscano, dal romanesco al “lumbard”, Facecjoc si presenta come un tempio digitale del dialetto, permettendo di navigare in una lingua locale, scegliendo da una lista che si aggiorna e ingrandisce continuamente (ogni mese ne viene aggiunta una). Lo scopo è facilitare l’incontro e il dialogo fra persone che parlano lo stesso dialetto e vivono nello stesso territorio.
“Imparare una lingua permette di capire il territorio in cui si vive e, conoscendo cultura, usi, costumi e abitudini locali, si ha un serbatoio di informazioni che aiuta a vivere meglio”, spiega il fondatore, che finora è riuscito a finanziare il suo progetto senza aiuti esterni.
L’idea ha subito fatto breccia nel cuore degli internauti: la piattaforma conta più di un milione di iscritti e il 56% di loro è attivo sul social ogni settimana.
Su Facecjoc è possibile condividere video da Youtube e canzoni da SoundCloud, ascoltare web-radio, visualizzare la lista di utenti che ha visitato il proprio profilo. Novità particolarmente apprezzata la possibilità di segnalare i post sgraditi con il bottone “Non mi piace”. “Ognuno – sottolinea De Bortoli – deve essere libero di esprimersi e dire cosa gradisce e cosa non, e poi il confronto è la via migliore per crescere”.
Di Facecjoc esistono già una versione in inglese e una in russo e sono in arrivo le versioni turca, ungherese e ceca. In questo modo, oltre a dare una casa virtuale ai dialetti italiani, la piattaforma diventa anche uno strumento per favorire l’integrazione degli stranieri e far conoscere le tradizioni italiche all’estero.